Il Patrono – La leggenda
LA LEGGENDA
La nascita
Sant’Eleuterio nacque a Silions in Bretagna, nella seconda metà del VII secolo, dalla famiglia apprese i primi insegnamenti cristiani.
Egli cresceva pieno di vita, di gentilezza e di altruismo con una semplicità che gli veniva dal cuore.
Ancora molto giovane rimase colpito dagli insegnamenti dei monaci benedettini mandati dal Papa Gregorio I per evangelizzare quelle terre.
Ricevette il battesimo ed aderì con slancio ed ardore alla fede e alla dottrina cristiana.
Il suo carattere era affabile ma celava una più autentica virtù di forza, una volontà senza incrinature, che Lo avrebbe avvicinato sempre di più all’Altissimo.
Dal padre imparò sicuramente l’antica arte delle armi, che sapeva condurre con intelligenza e profitto, tuttavia preferiva condurre una vita spensierata in compagnia degli amici.
Mai però usava parole volgari, mai commetteva villanie.
Al padre che si lamentava della spensieratezza del figlio la madre rispondeva “vedrai, Eleuterio, non si perderà: ama tanto il Signore ed è troppo buono !”.
La bontà, l’amore erano la sua caratteristica, il fondamento della sua personalità. Per questo godeva
La Chiamata
Aveva appena venti anni; la vita era tutto uno sbocciare di sogni e di speranza.
La sua intima gioia e la sua ardita consapevolezza si manifestavano nella irrequietezza gaudiosa, nel portamento aitante.
Egli ardiva di vivere e di lottare per un grande ideale al servizio di Cristo.
Ecco l’occasione propizia: il viaggio di alcuni suoi compagni in Terra Santa.
Essi decidono di partire per suggellare la loro conversione, il Sacro Legno della Croce, dopo alterne vicende, è stato riportato a Gerusalemme.
Essi vogliono partire e venerare la tomba di Cristo e conoscere i luoghi che avevano visto la predicazione, i miracoli e la Passione del Signore.
Eleuterio è ardente ed entusiasta del viaggio che gli si prospetta, i Luoghi Santi sono di nuovo nelle mani della cristianità, la via per Gerusalemme è libera; finalmente il suo sogno si sta per realizzare.
La madre spaventata non vuole che parta, ma Lui ricco di Spirito Santo decide di partire, abbandona tutto e nella pienezza del suo spirito giovanile parte dalla sua casa per la sua meta: Gerusalemme.
Il Pellegrino
Eleuterio si prepara per affrontare il viaggio, indossato un semplice saio, e preso un ampio mantello, senza maniche in modo che gli possa servire sia da riparo per la pioggia che da coperta, mette un cappello a larga tesa, per proteggersi il viso dal sole e per impedire alla pioggia di scendere lungo la schiena, prende il bastone, servirà lungo il viaggio ad offrire sicuro appoggio sulle montagne e nell’attraversamento dei fiumi, parte per la sua meta.
Il nostro Eleuterio è impaziente di vedere la Santa Gerusalemme e la Terra Promessa.
Si incammina, lascia la sua terra e attraversa il mare, va in Francia, segue la via Domitia, supera le Alpi al passo del Moncesio.
Giunto in Italia, da Torino si diresse verso oriente sino ad Aquilea seguendo un tratto della via Postumia, toccando Tortona, Piacenza, Cremona, Verona e Vicenza da qui finalmente giunge a Venezia.
Qui si imbarca su una delle navi dirette in Palestina.
La nave segue il tratto della costa dalmata passando dai depositi mercantili veneziani in Grecia, a Rodi e a Cipro, fino ad arrivare a Giaffa, sulla costa asiatica, da qui poi a piedi va a Gerusalemme.
Il viaggio durò circa 40 giorni, le difficoltà incontrate vennero affrontate e superate con la fede e la preghiera.
La Terra Santa
Finalmente giungono in Terra Santa; appena avvistata la costa della Palestina Eleuterio e i suoi compagni ringraziano il Signore che ha concesso loro di vedere la Santa Gerusalemme e la Terra Promessa.
Visitò con grande trasporto la città di Gerusalemme e i luoghi Santi; girò per la Galilea e pregò sulla terra che Cristo aveva calpestato con i Suoi Piedi e dove si manifestò in Corpo e Spirito.
Pregò con fervore sul Santo Sepolcro, ormai liberato dagli infedeli, il Cenacolo ed il Golgota.
Quanto tempo si sia fermato nei luoghi santi non ci è dato a sapere ma, quasi certamente, dopo essersi recato a Nazareth e rinnovato il suo “fiat” iniziò il suo ritorno verso casa non prima, però, di aver visitato altre località sedi di Santuari e di avvenimenti legati al cammino di Cristo e dei Suoi Apostoli o comunque connessi alla professione di fede.
Decise che giunto infine in Italia prima di dirigersi verso Roma si sarebbe recato, per trascorrere ancora un pò di tempo in solitudine e preghiera, sui luoghi dove apparve l’Arcangelo Michele: il monte Gargano
L’eremitaggio
Partito da Nazareth, si diresse verso Antiochia, la città da dove partirono gli Apostoli per evangelizzare il mondo, da qui a Tarso, città che diede i natali a San Paolo, proseguì verso Costantinopoli dove poté venerare la corona di spine e il perizoma di Gesù, il suo viaggio lo portò a Tessalonica, infine si diresse a Durazzo dove si imbarcò per raggiungere Otranto.
Giunto così al porto di Otranto, Eleuterio si diresse verso Brindisi e da qui sul Gargano fino a salire sul sacro monte.
Qui al di sotto di un unico masso roccioso c’è la chiesa di San Michele, che, come è noto, è stata Consacrata proprio da Lui.
In questo luogo, trovò rifugio in una grotta ed in digiuno, solitudine e preghiera trascorse le sue giornate.
Dopo del tempo, certamente dopo la festa dell’Arcangelo, l’8 maggio, decise di riprendere il viaggio verso casa non senza però essere passato per Roma e aver pregato sulla tomba del Principe degli Apostoli.
La strada che si prospettava era lunga e faticosa.
Il Viaggio verso Roma
Eleuterio, ed i suoi compagni, si misero in viaggio verso Roma, seguirono la strada pedegarganica che passava per la valle di Carbonara, da qui sull’altipiano di San Giovanni Rotondo, il pantano di S.Egidio, S. Matteo, S. Marco in Lamis e da qui S. Severo.
Da quest’ultima località la strada si immetteva sulla via Litoranea passando per la contrada Branca, dove sorge tuttora un casale dedicato a Sant’Eleuterio, attraversava il Candelaro prendendo verso nord-ovest per Civitate e seguendo la via Traiana verso Benevento e Montecassino.
La tradizione ci dice che furono non meno di sette questi amici che in stretta concomitanza raggiunsero la Valle del Liri.
Il viaggio fu sicuramente lungo e faticoso, pieno di insidie e di pericoli; i compagni che lo avevano accompagnato durante il viaggio muiono lungo la strada, dopo circa venti giorni il giovane Eleuterio sopraffatto dalla fatica, dalle privazioni, ma felice per aver espiato i propri peccati, giunge ad Arce, è il 28 maggio.
Arce
Eleuterio decide di fermarsi ad Arce prima di passare nello Stato Pontificio.
Non abbiamo una cronaca con i particolari di come avvenne, visto che i pellegrini non erano seguiti da cronisti, ma la tradizione orale ci racconta che Eleuterio aspettando l’alba per passare nello Stato Pontificio trovandosi al confine, vede che lì vicino al ponte c’è una locanda, è notte, bussa alla locanda e l’oste vedendolo sporco e senza soldi gli rifiuta l’ospitalità, gli aizza contro i cani, lo scaccia.
Ormai stanco, sente che presto sarà nella gloria degli Angeli, trova un riparo di fortuna nella vicina Campolato.
Qui il Signore lo chiama a sè.
Gli abitanti del luogo lo trovano all’alba del 29 maggio con i cani, che l’oste gli aveva aizzato contro, a guardia e con un groviglio di serpenti ai piedi.
Immediatamente viene seppellito, sulla sua tomba eretta una chiesa; è invocato contro il morso dei cani rabbiosi e degli animali velenosi.
La fama della sua santità non ha confini e da ogni parte vengono a chiedergli grazie, che Lui ricolma ancora oggi dal cielo.